In the contemporary city, we are today more and more witnessing different practices and processes of “re-appropriation of space”: regeneration of empty buildings, spaces of cultural production, urban gardens, green areas given renewed significance and re-shaped public spaces, and so on. Beside this, we could also mention experimentations that are activating new social services and welfare spaces, and finally squatting projects, which are defining different modes of co-existence, housing and service provision. This is a vast field of activity and experience, with the widespread involvement and the leading role of the inhabitants, organized or not in committees or associations, and other local actors. Such experiences are both illegal and legal, and question the relationship and the very meaning of the institutions. We should even consider in particular micro-practices that are able to broaden and transform the city from the bottom up, alongside more stable forms of social production. A specific kind of “city making” built upon a mix of practices, social relations and modes of local activation. As a consequence of this evolution of the political and social processes that cross the cities, there are different dimensions, not always co-present, that we can grasp in the experiences of self-organization. The historical process of development of forms of self-organization calls for some considerations and some questions.

In maniera sempre più consistente le città (e non solo) sono diffusamente attraversate da processi e pratiche di autorganizzazione: pratiche che vanno dal riuso di immobili dismessi come luoghi di produzione culturale, orti urbani, aree verdi autoprodotte ed autogestite, produzione di spazi pubblici, organizzazione di servizi locali di accesso pubblico, fino alla produzione di veri e propri servizi sanitari o di welfare per arrivare alle occupazioni a scopo abitativo o alla gestione autorganizzata delle assegnazioni di case (sia di immobili dismessi sia dell’edilizia pubblica). Si tratta di un vastissimo campo di attività e di esperienze, con il diffuso coinvolgimento ed il protagonismo degli abitanti, organizzati o meno in comitati o associazioni, e degli altri soggetti locali, che assume caratteri sia illegali che legali, e che mette in discussione la relazione ed il senso stesso delle istituzioni. Peraltro dobbiamo pensare non solo a grandi processi organizzati, ma anche alle ordinarie pratiche urbane che trasformano la città diffusamente. Vi è un vasto campo di azioni e relazioni che vengono sviluppate ordinariamente e che costituiscono il nucleo fondamentale del “fare città”. In conseguenza di questa evoluzione dei processi politici e sociali che attraversano le città, sono diverse le dimensioni, non sempre compresenti, che possiamo cogliere nelle esperienze di autorganizzazione. Il processo storico di sviluppo delle forme di autorganizzazione sollecita alcune considerazioni e alcuni interrogativi.

SPAZI CHE ABILITANO/ENABLING SPACE / Cellamare, C.; Goni Mazzitelli, A.; Lo Re, L.. - In: TRACCE URBANE. - ISSN 2532-6562. - (2018), pp. 1-285.

SPAZI CHE ABILITANO/ENABLING SPACE

C. Cellamare
;
2018

Abstract

In the contemporary city, we are today more and more witnessing different practices and processes of “re-appropriation of space”: regeneration of empty buildings, spaces of cultural production, urban gardens, green areas given renewed significance and re-shaped public spaces, and so on. Beside this, we could also mention experimentations that are activating new social services and welfare spaces, and finally squatting projects, which are defining different modes of co-existence, housing and service provision. This is a vast field of activity and experience, with the widespread involvement and the leading role of the inhabitants, organized or not in committees or associations, and other local actors. Such experiences are both illegal and legal, and question the relationship and the very meaning of the institutions. We should even consider in particular micro-practices that are able to broaden and transform the city from the bottom up, alongside more stable forms of social production. A specific kind of “city making” built upon a mix of practices, social relations and modes of local activation. As a consequence of this evolution of the political and social processes that cross the cities, there are different dimensions, not always co-present, that we can grasp in the experiences of self-organization. The historical process of development of forms of self-organization calls for some considerations and some questions.
2018
In maniera sempre più consistente le città (e non solo) sono diffusamente attraversate da processi e pratiche di autorganizzazione: pratiche che vanno dal riuso di immobili dismessi come luoghi di produzione culturale, orti urbani, aree verdi autoprodotte ed autogestite, produzione di spazi pubblici, organizzazione di servizi locali di accesso pubblico, fino alla produzione di veri e propri servizi sanitari o di welfare per arrivare alle occupazioni a scopo abitativo o alla gestione autorganizzata delle assegnazioni di case (sia di immobili dismessi sia dell’edilizia pubblica). Si tratta di un vastissimo campo di attività e di esperienze, con il diffuso coinvolgimento ed il protagonismo degli abitanti, organizzati o meno in comitati o associazioni, e degli altri soggetti locali, che assume caratteri sia illegali che legali, e che mette in discussione la relazione ed il senso stesso delle istituzioni. Peraltro dobbiamo pensare non solo a grandi processi organizzati, ma anche alle ordinarie pratiche urbane che trasformano la città diffusamente. Vi è un vasto campo di azioni e relazioni che vengono sviluppate ordinariamente e che costituiscono il nucleo fondamentale del “fare città”. In conseguenza di questa evoluzione dei processi politici e sociali che attraversano le città, sono diverse le dimensioni, non sempre compresenti, che possiamo cogliere nelle esperienze di autorganizzazione. Il processo storico di sviluppo delle forme di autorganizzazione sollecita alcune considerazioni e alcuni interrogativi.
city; self-organization; re-appropriation of space; public; città, autorganizzazione; riappropriazione dello spazio; pubblico
Cellamare, C.; Goni Mazzitelli, A.; Lo Re, L.
06 Curatela::06a Curatela
SPAZI CHE ABILITANO/ENABLING SPACE / Cellamare, C.; Goni Mazzitelli, A.; Lo Re, L.. - In: TRACCE URBANE. - ISSN 2532-6562. - (2018), pp. 1-285.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1314812
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